Rinunce e senso di impotenza come opportunità per il domani

di Ermanna

L’emergenza sanitaria di questo periodo ha posto limitazioni che fino a qualche settimana fa non immaginavamo lontanamente. Sembra di essere in guerra, dice qualcuno. Ma la guerra può essere prevedibile, mentre questo è stato un imprevisto, con tutte le sue drammaticità e tragedie, davvero inatteso.

Stiamo vivendo una condizione che raramente si è verificata nella storia e, anche in quelle sporadiche occasioni, la sua evoluzione non è mai stata tanto rapida e globale. Situazione più unica che rara, più delle guerre stesse, anche di quelle “mondiali”, perché qui non ci sono barriere o confini che possiamo difendere.
Nell’aria aleggia un senso di vulnerabilità, attesa e incertezza che provoca ansia. L’inattività prolungata cambia inconsciamente anche la nostra identità e ci sembra di aver perso una parte di noi. Non siamo più abituati a questi ritmi lenti e stiamo vivendo in una sorta di dinamismo paralizzato.
Le rinunce a cui siamo sottoposti ci fanno sentire defraudati del libero arbitrio, della possibilità di scelta. Proviamo un senso di impotenza come mai negli ultimi decenni. In molti questa impotenza si traduce in paura, frustrazione, aggressività che in alcuni si trasforma in rabbia. Non riusciamo ad accettare (perché capire, lo capiamo) la necessità di isolamento e della privazione di scambi umani che fino a ieri davamo per scontato perchè privati del loro significato più profondo. Come popolo abbiamo compreso nuovamente cosa significa essere abbandonati, rifiutati e non l’abbiamo presa bene.

Ora che restiamo di più in famiglia, la nostra capacità di relazione viene messa alla prova costantemente. Una convivenza così continuativa, alla quale molti non erano più abituati, può diventare di difficile gestione. Ripensiamo ad Anna Frank, agli anni di guerra vissuti nascosta, confinata in un appartamento sotto i tetti con la sua famiglia e altre persone, senza mai poter uscire. Cosa ci può essere di più frustrante? Eppure ne è nato un Diario che ha dello sbalorditivo, soprattutto se si pensa scritto da una ragazzina di quattordici anni, che viveva sotto il terrore costante di essere scoperta e deportata nei lager.

Oggi si è aperta davanti a noi un’alternativa. La sofferenza emotiva e fisica e i danni all’economia, nazionale e personale, ci sono e perdureranno ancora con ripercussioni più o meno prevedibili e non si possono ignorare. Vedere nuove possibilità sembra un paradosso: ma è così. Ogni imprevisto cela delle opportunità per migliorare perché ci pone davanti alla necessità di un cambiamento.

Osserviamo la nostra vita adesso.
In famiglia si ritorna a stare a tavola insieme, due-tre volte al giorno, sette giorni su sette, come una volta. Siamo obbligati, sì, ma molti ne sono contenti. È l’occasione di togliere l’attenzione dall’esterno e focalizzarci all’interno, di riscoprirci come famiglia. Di vedere qualcosa che non abbiamo mai notato, perché abbiamo perso la capacità di osservare noi stessi e l’altro, di esprimere paure, speranze e visioni del futuro.
Oggi abbiamo lo spazio-tempo per riscoprire aspetti di condivisione e di ascolto dimenticati a causa delle richieste sociali e lavorative sempre più esigenti e pressanti che ci separano. È il recupero dei rapporti umani più profondi, spesso accantonati per qualcosa che sembra più appagante, ma più effimero.
È l’opportunità di sviluppare nuovamente la pazienza, la disponibilità, il senso di appartenenza e il senso del sacrificio. Sacrificio inteso come “sacrum facere” cioè fare “qualcosa” che è sacro perché produce il bene personale e comune.

E dopo?
Quando tutto questo sarà solo un ricordo, quando ne saremo usciti definitivamente, che cosa ci rimarrà?

È importante vivere il momento presente con la massima attenzione verso noi stessi e gli altri, non per colpevolizzare o impaurire, ma per consolare o incoraggiare. Sarebbe opportuno osservare le nostre azioni e le nostre reazioni dando loro il giusto valore, guardando come spettatori super partes i nostri pensieri di paura, ansia, frustrazione e rabbia, collocandoli nella giusta prospettiva, senza giudizio, nell’ottica dell’equilibrio emozionale. Perché la paura e l’ansia abbassano la reattività del sistema immunitario così come la nostra obiettività davanti a un problema.

Stiamo recuperando alcune sane abitudini del passato? Stiamo imparando (1) qualcosa di nuovo?

Non è sufficiente imparare con l’intelletto. Molti insegnamenti restano a livello intellettuale, mentale. Ciò che non scende nel cuore, nel nostro intimo, nelle nostre cellule non dura a lungo. Sappiamo che “la mente gioca brutti scherzi”, altera la percezione e scatena emozioni. E quando vuole, quando le fa comodo oppure con il passare del tempo, dimentica o modifica i ricordi.

Quanto di questa esperienza verrà distorta o rimossa dalla nostra mente, nel prossimo futuro? Quante delle promesse che stiamo facendo a noi stessi riusciremo a mantenere e per quanto a lungo?

“La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni” diceva Karl Marx, ma un altro Carl (Jung) ci ha indicato la via per ottenere il Sapere del cuore.

Oggi abbiamo l’opportunità di dare una svolta al nostro vivere, recuperando i valori fondamentali dell’essere umani, lasciando andare ciò che è non solo inutile, ma a volte dannoso per il nostro equilibrio psicofisico.
Sia dal punto di vista personale sia da quello planetario, consideriamo quanto i nostri nostri pensieri e comportamenti passati sono stati forieri di situazioni critiche. Ora, ancora una volta e una volta di più, abbiamo il potere e la responsabilità di cambiare le cose nella nostra vita per il bene nostro, di chi amiamo e di tutto il pianeta.

Allora, quali promesse fare e come mantenerle?
Ognuno sceglie per sé ciò che ritiene opportuno: l’interiorità di ciascuno, se ascoltata davvero, esprime richieste. Un breve elenco di promesse a se stessi può aiutare a rimanere centrati più a lungo e non cedere di nuovo all’urgenza della vita esteriore, accantonando  l’importanza della vita interiore. Tenere questa check-list vicina, leggerla più volte per riportare alla memoria quanto vissuto nei primi mesi del 2020, per ricordare che abbiamo l’intera esistenza, personale e del pianeta, nelle nostre mani.

Incominciamo a conoscerci: è il momento opportuno per iniziare a farlo.

L’augurio è quello di uscire presto da questa drammatica situazione, nella speranza che quanto stiamo vivendo adesso abolisca le divisioni vissute fino a ieri e ci tenga uniti anche in futuro, aiutandoci a comprendere con il cuore come vogliamo che sia la nostra vita e agire di conseguenza per avvicinarci sempre più al traguardo.

 

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(1) Imparare: dal latino “parare”, apparecchiare, apprestare, procacciare e indi acquistare, prendere possesso. Apprendere con l’intelletto (etimo.it).