Estratto da: “Il tempo delle emozioni” di Aldo Carotenuto – Ed. Bompiani
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La capacità di riflettere sui personali stati affettivi ed emozionali risulta essere la colonna portante affinché ogni individuo sappia ascoltare la voce della propria anima ed esprimere al meglio la sua autenticità. Essere se stessi, e soprattutto percepire una aderenza psicologica tra il Sé e l’Io, ossia tra il mondo interiore e la percezione che ognuno ha di esso, rappresenta un passo evolutivo fondamentale per la crescita psichica dell’essere umano.
Conoscere la propria verità interiore rappresenta il traguardo esistenziale da raggiungere, perché altrimenti l’uomo rimane vittima e preda delle scelte altrui, delle tendenze collettive e omologanti che regnano nella realtà circostante.
Porsi in una posizione di introversione rispetto alla propria realtà inconscia, laddove sono custoditi i segreti e le indicibili fantasie, rappresenta il gradino fondamentale da percorrere, al fine di iniziare una discesa sempre più profonda e dolorosa negli Inferi abissali.
In questa discesa di auto-conoscenza sono le emozioni, le guide polari in grado di indicarci la strada migliore da seguire, quella più irta e travagliata, ma sicuramente più feconda per l’arricchimento e la maturazione della propria personalità. […]
Fattore basilare nella costruzione della propria personalità risulta essere la presa di coscienza, da parte del singolo individuo, delle sfumature emotive che colpiscono la sua anima. Come dire, sapere di avere un sentimento rappresenta la condizione prioritaria affinché la scintilla emotiva, che sorge nel profondo della psiche, possa dar luogo a una luce immensa in grado di investire l’intera personalità dell’individuo, senza quindi rimanere confinata nell’ambito della sua nascita.
“L’effetto completo e duraturo dei sentimenti richiede la coscienza, poiché è soltanto con l’avvento di un senso di sé che l’individuo viene a conoscenza dei sentimenti che ha” (Damasio – Emozione e Coscienza, Adelphi).
La sfera emotiva appartiene alla dimensione più arcaica della nostra psiche, al di là di ogni forma di consapevolezza, giacché essa si sostanzia di elementi che nella storia evolutiva si collocano molto prima della coscienza; una sorta di mostruosità. Quindi alberga nel nostro mondo emozionale, “mettendone ancora una volta in risalto la portata primordiale” (Minkowsky – Trattato di psicopatologia, Feltrinelli), dove gli impulsi e i desideri più sopiti dominano lo scenario inconscio.
Tale presupposto è quanto mai evidente nel momento in cui avvertiamo uno stato d’animo indefinibile che ci avvolge totalmente, facendoci sentire inquieti o a disagio, titubanti o increduli, privi di un senso stabile del sé e di una certezza interiore che ci consentano di conferire un significato agli eventi esistenziali. Trasportati su un terreno emozionale dove il “perturbante” attanaglia la nostra anima, ognuno di noi in seguito tende a ristabilire un certo equilibrio psichico attraverso l’intervento degli strumenti della coscienza, con l’obiettivo di rappresentarsi mentalmente il vissuto emotivo che dilaga nella propria sfera intima.
Elaborare psicologicamente le vicissitudini del nostro mondo interiore significa attivare “uno stato del sentire reso conscio, cioè noto all’organismo soggetto all’emozione e al sentimento” (Damasio), in modo da far luce sull’oscurità del proprio labirinto interiore. La scia psichica che le emozioni lasciano dietro di sé diventa, dunque, la strada da percorrere in modo da poter rintracciare in essa i tasselli basilari, quegli stessi che sveleranno aspetti della personalità a noi in precedenza sconosciuti. […]
La presenza di connessioni tra il sistema emozionale e quello legato al pensiero vigile e cosciente è quanto mai evidente nel momento in cui ognuno di noi può trovarsi a esperire dei segnali affettivi molto intensi e disturbanti, al punto da riuscire a sabotare le linearità di un nostro pensiero corrente.
Una sofferenza psicologica, un dolore incontenibile, vissuti di perdita, sono stati d’animo che possono concorrere a offuscare la nostra capacità intellettuale di porci nei confronti della realtà, perché la loro energia intrinseca invade, allaga la processualità operativa, e quindi risulta non essere più contenuta e controllata dagli strumenti del pensiero.
Il sistema operativo dell’uomo, quello razionale, logico, deputato alla progettualità e all’intervento finalizzato, mai potrebbe espletare il suo funzionamento in modo efficiente senza l’intervento e la collaborazione delle emozioni, perché sono queste le bussole psichiche che orientano le nostre scelte, che danno l’avvio al nostro sentire, al nostro “essere” anzi. Esse rappresentano l’energia psichica fondamentale per l’esistenza, il motore primario che ci spinge ad agire e a comportarci in determinati modi, per cui, anziché essere uno scomodo compagno di viaggio come il passato positivista voleva, le emozioni possono considerarsi come una “manifestazione palpabile della logica della sopravvivenza” (Damasio).
Gli insegnamenti emozionali, che la vita ci permette di acquisire, consentono di restringere il vasto ventaglio di opportunità che si aprono dinanzi a noi, eliminando delle opzioni e, al contempo, mettendone in evidenza delle altri che appaiono, alla luce dei nostri interessi, più significative e di valore. Essi ci sostengono nell’affrontare situazioni e compiti troppo difficili perché possano essere unicamente affidati all’intelletto e quindi
“quando è il momento che decisioni e azioni prendano forma, i sentimenti contano almeno quanto il pensiero razione, e spesso anche di più” (Goleman, Intelligenza Emotiva, Bur-Saggi ).
[…] La vita psichica non può, dunque, essere concepita senza tener conto della fondamentale importanza che le dinamiche affettive rivestono, o meglio senza considerare il privilegiato rapporto di complementarietà che esse instaurano con il pensiero. L’acerrimo e primitivo conflitto tra mente e cuore, che per molto tempo si è risolto unicamente a favore della componente razionale, deve quindi essere inteso sotto un punto di vista relazionale, cercando di trovare il giusto equilibrio tra le due parti.
Equilibrio che non deve pertanto condurre a una scelta aut-aut tra le parti del binomio, ma che deve invece stimolare il nostro interesse a cercare di trovare un punto di contatto tra le due dimensioni, valicando i sentieri divisori che il vecchio paradigma intellettuale propinava alle menti degli uomini. Le anche opinioni dei grandi pensatori del passato sul rapporto tra ragione e sentimento tendevano a valorizzare il dominio del pensiero logico sulla sfera più propriamente emotiva dell’individuo, ovvero la sfera deputata più “debole” e fragile e che, pertanto, doveva essere messa a tacere.[…]
Non ascoltare il prezioso tesoro delle emozioni che ogni essere umano cela nel suo profondo, e nascondersi da esso, significa quindi innalzare delle potenti difese contro tutto quello che potrebbe inficiare l’ordine e il controllo prestabiliti dagli artifici del raziocinio, e ciò comporta inevitabilmente una perdita conoscitiva incolmabile.
Il pensiero che agisce senza realizzare una correlazione dialettica con un background emozionale corre il rischio di diventare arido e sterile, svuotato cioè di quello spessore psicologico e di quel tono direzionale che, dal canto loro, conferiscono qualità e dinamismo a un particolare discorso.
Non esiste conoscenza alcuna che non sia sostenuta da una tensione emotiva capace di accelerare il processo di pensiero, e in grado di orientare le scelte individuali all’interno di un magma aggrovigliato di dati informativi. Nel momento in cui è importante saper discernere tra diverse opportunità che, alla luce della coscienza, potrebbero apparire non troppo diverse tra loro, interviene l’ausilio dell’intuito a innescare dentro di noi un processo psicologico decisionale e semplificativo.
Ogni umano atteggiamento è pensiero, e ogni istante di vita è dettato da un desiderio intimo, da una spirale di emozioni che forniscono l’energia psichica necessaria alla realizzazione dei propositi iniziali posti dal singolo individuo. Occorre dunque prestar voce ai moniti interiori che la sfera emotiva rimanda alla nostra conoscenza, e far tesoro di questa conquista rappresenta un momento importante per la nostra crescita psicologica. La superficie apparentemente omogenea e ordinata della realtà viene stravolta e messa in discussione dalla voce delle emozioni e dei sentimenti che, al di là della semplice fattualità, mirano a cogliere quelle sottili venature impercettibili, ma fondamentali, all’occhio comune. Venature che ci indicano il sentiero da percorrere qualora ci trovassimo dispersi nell’oscurità dell’esistenza, qualora la guida della ragione fosse obnubilata nel segnalarci la riva da raggiungere dove trovare sollievo e riposo. La “bussola” interiore si avvale della capacità di rischiarare la nostra mente nel buio tempestoso che a volte sovrasta il sistema operativo umano, sconvolgendo così le ordinarie funzioni conoscitive. La risonanza emozionale colora i ricordi, scolpisce il presente vivere, dà luce e forza alle visioni del futuro, riempiendo di slanci creativi la vita psichica di ogni individuo che, in assenza di tale humus, finirebbe col cristallizzarsi in un rigido meccanismo mentale. […]
L’equilibrio che si instaura tra le due componenti della psiche, il pensiero e gli affetti, risulta quindi essere alquanto fragile e delicato, pronto a spezzarsi nel momento in cui viene meno l’interscambiabilità e la continuità, elementi che consentono alle ragioni del cuore e a quelle del pensiero di instaurare tra loro un dialogo specificatamente psicologico all’interno di un unico processo evolutivo.
È elevato il potere conoscitivo che le emozioni recano con sé perché esse, nella loro incandescenza e vulnerabilità, ci consentono di cogliere con l’intuizione il senso delle cose, la profondità degli eventi, orientandoci nel caos informazionale che ci circonda.
Le venature emozionali che compongono la nostra vita interiore sono portatrici di conoscenza e trasformazione dal momento che conducono l’essere umano al di là dei suoi confini strettamente individuali, per svelare una dimensione psichica non leggibile con gli usuali strumenti della logica.
È la verità intima e segreta che ogni individuo reca dentro di sé, ma è anche la verità profonda che si cela dietro la superficie apparente della vita che si apre ai nostri occhi: è l’essenza dell’essere.
Attraverso gli occhi dei sentimenti è possibile osservare la nostra esistenza sotto un’ottica particolarmente penetrante, sotto un punto di vista che tende a carpire le radici di ogni umana situazione che si dispiega nei circuiti complessi della realtà, al di là di ogni confine individuale.