Come nasce l’ombra

Estratto da “Metti in luce la tua ombra” di Robert A. Johnson – Es. Gruppo Futura

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– segue da parte prima –

Tutti noi siamo nati completi e, speriamo, moriremo completi. Ma a un certo punto, all’inizio della nostra strada noi mangiamo uno dei meravigliosi frutti dell’albero della conoscenza, le cose si dividono in bene male e noi cominciamo il processo di creazione dell’ombra; noi dividiamo la nostra vita. Nel processo culturale noi dividiamo le nostre caratteristiche, che sono un dono di Dio, separando quelle che sono accettabili per la nostra società da quelle che devono essere messe da parte. Questo è un fatto meraviglioso e necessario e non ci sarebbe nessun comportamento civilizzato senza questa divisione tra bene e male.  Ma le caratteristiche rifiutate e inaccettabili non spariscono; si raccolgono semplicemente negli angoli bui della nostra personalità. Quando sono rimaste nascoste abbastanza a lungo assumono una vita tutta loro – la vita dell’ombra.

L’ombra è ciò che non è entrato adeguatamente nella coscienza. È il quartiere disprezzato del nostro essere. Spesso ha un potenziale energetico grande quasi come quello del nostro ego. Se accumula più energia del nostro ego, può esplodere come una rabbia incontrollabile o come un’indiscrezione che ci sfugge senza volere, oppure cadiamo in depressione o abbiamo un incidente che sembra avere uno scopo tutto suo. L’ombra, diventata autonoma, è un terribile mostro che sconvolge la nostra casa psichica.

Il processo di civilizzazione, che è il risultato più brillante dell’umanità, consiste nell’eliminare tutte quelle caratteristiche che sono pericolose per il corretto funzionamento dei nostri ideali. […] Tutti noi siamo nati completi, ma in qualche modo la cultura ci chiede di vivere solo secondo una parte della nostra natura e di rifiutare altre parti del nostro retaggio.  Noi dividiamo l’io in un ego e in un’ombra perchè la nostra cultura pretende che noi ci comportiamo in una certa maniera. […] La cultura sopprime il semplice essere umano che c’è in noi, ma ci dona un potere più complesso e sofisticato. C’è un accordo generale e obbligato sul fatto che i bambini non devono essere soggetti troppo presto a questa divisione, altrimenti sarebbero derubati della loro infanzia: deve essere loro permesso di rimanere nel Giardino dell’Eden finchè non saranno abbastanza forti da poter affrontare il processo culturale senza esserne travolti.

[…] la cultura  è una struttura imposta artificialmente, ma anche assolutamente necessaria. In un paese si guida tenendo la destra e in un altro la sinistra. In occidente un uomo può camminare mano nella mano con una donna, ma non con un altro uomo; in India invece può tenere la mano di un amico, ma non quella di una donna. In occidente si dimostra il proprio rispetto indossando le scarpe in luoghi di culto o in occasioni formali; in oriente è un segno di mancanza di rispetto l’indossare le scarpe quando ci si trova in un tempio o in una casa. […]

Lo scontro di questi opposti punti di vista sta diventando pericoloso mentre la moderna rete mondiale di comunicazione in rapida espansione ci avvicina sempre più. L’ombra di una cultura diventa una pericolosa miccia che può scatenare problemi in un’altra.

È anche sorprendente scoprire nell’ombra certe ottime caratteristiche. In generale le caratteristiche normali e mondane sono la norma. Tutto quello che è peggiore va a finire nell’ombra. Ma anche tutto quello che è migliore finisce nell’ombra! Una parte molto preziosa della nostra personalità viene relegata nell’ombra perché non può trovare posto in quel grande processo livellante che è la cultura.

Curiosamente, le persone resistono agli aspetti più nobili della loro ombra più strenuamente di quanto non nascondano i loro lati oscuri. Tirare fuori gli scheletri dall’armadio è relativamente facile, ma il rivendicare l’oro contenuto nell’ombra è terrificante. È più sconvolgente scoprire di avere una profonda nobiltà d’animo che non scoprire di essere uno scansafatiche. Naturalmente siamo entrambe le cose, ma non scopriamo questi due aspetti nello stesso momento. L’oro è collegato alla nostra più alta missione e questo può essere difficile da accettare in certe fasi della vita.

Ignorare l’oro può essere altrettanto dannoso dell’ignorare il lato oscuro della psiche e certe persone possono andare incontro a gravi shock e a malattie prima di imparare come far uscire allo scoperto l’oro che c’è in loro.

[…] Perciò é chiaro che dobbiamo creare un’ombra, altrimenti non ci sarebbe nessuna cultura; poi dobbiamo ricostruire l’integrità della personalità che si è persa negli ideali culturali, altrimenti vivremo in uno stato di divisione che diventerà sempre più doloroso con il progredire della nostra evoluzione.

In generale, la prima metà della vita viene dedicata al processo culturale – sviluppare le nostre capacità, farsi una famiglia, disciplinare il proprio io in centinaia di modi diversi; la seconda metà della vita è dedicata alla ricostruzione dell’integrità della vita. Si protrebbe obiettare che questo è un viaggio di andata e ritorno senza senso, ma in realtà l’integrità raggiunta alla fine è conscia, mentre era inconscia e infantile all’inizio.

Questa evoluzione, anche se può sembrare gratuita, vale tutto il dolore e la sofferenza che ci costa. Il solo possibile disastro sarebbe il perdersi a metà del processo e il non riuscire a trovare la nostra completezza. Sfortunatamente, molti occidentali si trovano proprio in questa difficile situazione.

 

 

 

L’ombra: una fonte inaspettata

Estratto da ” Metti in luce la tua ombra” di Robert A. Johnson – Ed. Gruppo Futura

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Si racconta che la storia preferita del dottor Jung fosse un qualcosa di simile a questo: l’acqua della vita, volendo farsi conoscere sulla faccia della terra, scaturì da un pozzo artesiano e cominciò a scorrere senza sforzo e senza limiti. Gli uomini vennero da ogni luogo per bere la magica acqua e questa li nutrì, dato che era così pulita e pura e piena di forza. Ma l’umanità non si accontentò di lasciare le cose in questo stato così simile all’Eden.  Gradualmente cominciarono a recintare il pozzo, a far pagare l’ingresso, a disputarsi la proprietà del terreno che lo circondava, a elaboare complesse leggi per stabilire chi aveva diritto di avvicinarsi al pozzo, a chiudere i cancelli con serrature. In poco tempo il posso diventò proprietà dei potenti e dell’élite.

L’acqua si adirò e si offese: smise di fluire e cominciò a sgorgare in un altro luogo. Le persone che possedevano la proprietà intorno al primo pozzo erano così assorbite dai loro sistemi di potere che non si accorsero che l’acqua era scomparsa. Continuarono a vendere l’acqua inesistente e pochi si resero conto che il vero potere non c’era più. Ma alcune persone insoddisfatte, con grande coraggio, cercarono e trovarono il nuovo pozzo artesiano. Subito anche questo passò sotto il controllo dei proprietari e andò incontro allo stesso destino. La sorgente si spostò ancora una volta in un altro luogo – e tutto questo ha continuato a ripetersi per tutta la durata della storia conosciuta.

Questa è una storia molto triste, e Jung la trovava molto commovente perchè mostrava come una verità fondamentale possa essere male usata e trasformata in un giocattolo egocentrico. La scienza, l’arte e in particolare  la psicologia hanno sofferto per questo oscuro processo. Ma la cosa meravigliosa di questa storia è che l’acqua della vita continua sempre a scorrere da qualche parte ed è a disposizione di ogni persona intelligente che abbia il coraggio di cercarla nella sua forma attuale.

L’acqua è stata spesso usata come simbolo del più profondo nutrimento spirituale dell’umanità. Sta scorrendo anche durante il nostro tempo nella storia poichè il pozzo è fedele alla sua missione: ma scorre in qualche strano posto. Spesso ha smesso di scorrere nei luoghi usuali per poi riapparire nei luoghi più sorprendenti. Ma, grazie a Dio, l’acqua c’è sempre. […] Come sempre è gratuita ed è fresca, proprio come l’acqua della vita deve essere e sempre sarà.

Il problema principale è che deve essere trovata dove meno ce lo aspettiamo. […] Allo stesso modo anche la nostra ombra, quella discarica che raccoglie tutte quelle caratteristiche che noi disconosciamo, è una fonte inaspettata. […]  Queste parti disconosciute sono estremamente preziose e non possono essere trascurate.

Come l’acqua della vita, la nostra ombra non costa niente ed è sempre presente – immediatamente e con grande nostro imbarazzo. Onorare e accettare la propria ombra è una profonda disciplina spirituale. Ci rende integri ed è perciò la più santa e importante esperienza della nostra vita.

– segue –