La magia di un abbraccio

Estratto da: “Poesie d’Amore E Di Vita”  di Pablo Neruda – Edizioni Guanda

——————————————-

“Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?
Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza
a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada,
nella gioia e nel dolore.

Esistono molti tipi di abbracci,
ma i più veri ed i più profondi
sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.

A volte un abbraccio,
quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,
fissa quell’istante magico nell’eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,
fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa
o si ha paura di sapere.

Ma il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.”

 

Esiste la paura

Estratto da “Sulla paura” di Juddu Krishnamurti – Ed. Astrolabio

——————————-

Ojai, 8 maggio 1982

Ci si domanda perchè gli uomini, che vivono su questa terra da milioni di anni, che sono evoluti tecnologicamente, non abbiano adoperato la loro intelligenza per liberarsi dal problema molto complesso della paura, che può essere una delle ragioni per cui si fanno la guerra e si uccidono l’un l’altro. Neanche le religioni di tutto il mondo hanno risolto questo problema; né i guru, né i salvatori; né gli ideali. Così, è evidente che nessuna istanza esterna – per alta che sia, per propagandata che sia – nessuna istanza esterna potrà mai risolvere il problema della paura umana.

Voi state indagando, investigando, approfondendo il problema della paura nella sua interezza. E, forse, abbiamo accettato a tal punto il meccanismo della paura che non vogliamo staccarcene neanche per un momento. Ma che cos’è la paura? Quali sono i fattori che contribuiscono a costituire la paura? Come tante piccole correnti e tanti piccoli rivoli formano la massa imponente di un fiume, quali sono le piccole correnti che confluiscono nella paura, che ne hanno la stessa terribile vitalità? Il confronto, confrontarsi con qualcun altro, è una delle cause della paura? Ovviamente, sì. Infatti potete vivere tutta la vita senza confrontarvi con nessuno? Capite cosa dico? Quando paragonate voi stessi con qualcun altro, ideologicamente, psicologicamente o persino fisicamente, vi sforzate di diventare qualcosa e temete di non poterlo fare. Quello è il desiderio che vorreste soddisfare e potreste non essere in grado di farlo. Dove c’è confornto, là deve esserci paura.

E così, ci si domanda se è possibile vivere senza paragonarsi mai con nessuno, senza fare mai confronti, se siete belli o brutti, se piacete o no, se vi avvicinate a un certo ideale, a qualche modello di valori. C’è questo costante confronto in atto. Noi ci domandiamo se non sia questa una delle cause della paura? Certamente. E dove c’è confronto, deve esserci conformismo, deve esserci imitazione. Quindi stiamo dicendo che il confronto, il conformismo e l’imitazione sono le cause che contribuiscono all’insorgere della paura. Si può vivere senza confrontarsi, imitare o conformarsi psicologicamente? Certamente. Se questi sono i fattori che contribuiscono all’insorgere della paura e voi siete impegnati a porre termine alla paura, allora dentro di voi non c’è alcun confronto in atto, il che significa che non vi è divenire. Il significato stesso del confronto è diventare ciò che si pensa sia migliore, più elevato, più nobile. Quindi confrontarsi è divenire.

È questo uno dei fattori della paura? Lo dovete scoprire da soli. Allora, se sono quelli i fattori, se la mente riconosce quei fattori come forieri di paura, il solo fatto di percepirli pone fine alle cause che contribuiscono all’insorgere della paura. Se c’è una causa fisica che provoca in voi il mal di stomaco, il dolore cesserà quando scorprete la causa. Allo stesso modo, dove c’è una qualunque causa, vi è una fine.

 

 

Mosaico

Estratto da ” Il Tao per un anno” di Deng Ming-Dao – Ugo Guanda Editore Milano

——————————-

Tessere di cornalina, lapislazzuli e giada, il mosaicista compone il suo disegno un centimetro alla volta.

Ogni pietra da sola vale una fortuna; insieme creano un’unità di valore inestimabile.

 

Non lontano da dove sono cresciuto viveva un artigiano specializzato in mosaici. Quest’uomo accettava incarichi da tutto il mondo e partecipava alla realizzazione di dipinti murali e di sculture di famosi artisti. Aveva cesti e cestelli traboccanti di una varietà di tessere preziose. Alcune erano di vetro rosso, blu e giallo; altre abilmente smaltate. Alcune erano pietre preziose: lapislazzuli, turchese, malachite e ossidiana; altre erano ricoperte di oro e argento, e proprio queste risplendevano per prime quando il mosaicista lucidava il disegno.

Dio può manifestarsi nei particolari, ma è importante avere una visione d’insieme del quadro.

In questo senso, il mosaicista ci offre un esempio prezioso. Egli conosce in partenza il risultato finale, e tuttavia conserva una concentrazione tale da riuscire a comporre enormi quadri partendo da minuscole tessere. Ciò significa conoscere sia il piccolo, sia il grande. Seguiamo il suo esempio, e non ci sentiremo mai piccoli: allo stesso modo non perderemo mai di vista il rapporto tra microcosmo e macrocosmo.

Perchè c’è bisogno di maghi

Estratto da “L’antica saggezza dell’anima” di Deepak Chopra  – Edizioni Sperling

————————————————————-

Per trent’anni mi sono occupato della saggezza dei maghi. Sono andato fino a Glastonbury e ho percorso la West Country, mi sono arrampicato fino al Tor e ho visto la collina dove si ritiene che riposino Artù e i suoi cavalieri. Ma vi è qualcosa di più mistico, il bisogno di trasformazione, che continua a spingermi verso la magia. Trovo sempre più che il nostro tempo abbia estremo bisogno di questa conoscenza. Oggi, da adulto, parlo e scrivo per professione di come raggiungere libertà e soddisfazione totali. Solo di recente ho capito che l’oggetto dei miei discorsi è l’alchimia.

Sono giunto alla conclusione che una chiave interesssante per avvicinarsi a questa materia ci è offerta da una delle più incantevoli relazioni che siano mai state descritte: quella fra Merlino e il ragazzo Artù nella grotta di cristallo.  Il punto di vista di questo libro è che la grotta di cristallo è un luogo privilegiato del cuore umano. È il rifugio sicuro dove la voce della saggezza non conosce paura, dove il tumulto del mondo esterno non può entrare. C’è sempre stato un mago nella grotta di cristallo e continuerà a esserci in eterno: dovete solo entrare e disporvi ad ascoltare.

La moderna umanità vive nel mondo della magia tanto quanto le generazioni passate. Joseph Campbell, il grande insegnante di mitologia, affermava che chiunque se se stia all’angolo di una strada ad aspettare che il semaforo diventi verde è in attesa di muovere un passo nel  mondo dei gesti eroici e delle azioni mitiche. Semplicemente non ce ne accorgiamo. Attraversiamo la strada senza vedere la spada nella roccia ritta sull’orlo del marciapiede.

Il viaggio miracoloso comincia qui. Il momento migliore per cominciare è ora. Il sentiero del mago non ha una collocazione temporale: è ovunque e in nessun posto. Appartiene a tutti e a nessuno. Ecco perchè questo libro non ha altro scopo che quello di reclamare ciò che è già vostro. La prima frase della prima lezione recita: “Vi è un mago in ognuno di noi. Questo mago vede e conosce tutto”.

Questa è l’unica frase del libro che dovete accettare così com’è. Una volta trovato il mago interiore, non c’è più bisogno che altri vi insegni. […] Ho udito Merlino esprimersi fra le risate sopra la mia testa mentre ero all’aeroporto, l’ho sentito sussurrare fra gli alberi mentre scendevo in spiaggia, l’ho ascoltato addirittura per televisione. Se siete aperti, anche una fermata d’autobus può trasformarsi nella grotta di cristallo.

A che cosa serve il sentiero del mago? Serve a tirarci fuori dall’abitudine e dalla noia, verso quel tipo di significato che tendiamo a relegare nel mito, ma che, in realtà, è a portata di mano qui e ora. Essere vivi significa conquistare il diritto di dire ciò che si vuole, di essere ciò che si vuole essere e di fare ciò che si vuole fare. Camelot fu un simbolo di questa libertà. Ecco perchè pensiamo a Camelot con nostalgia e ammirazione. Da allora la vita è diventata difficile.  […]

Tutti desideriamo espanderci in amore e creatività, esplorare la nostra natura spirituale, ma spesso qualcosa ci viene a mancare. Ci rinchiudiamo nelle nostre prigioni. Vi è, però, qualcuno che è riuscito a spezzare i vincoli che rendono ristretta la vita. Ascoltate le parole del poeta persiano Rumi: “Voi siete lo spirito incondizionato catturato dalle condizioni, come un’eclissi di sole.”

Questa è la voce di un mago che non può accettare che l’uomo sia prigioniero del tempo e dello spazio. La nostra eclissi è temporanea. Imparare da un mago significa trovare il proprio mago interiore. Una volta trovata la guida interiore, avrete trovato voi stessi. Il sè è il sole eternamente splendente e può essere temporaneamente eclissato, ma, passate le nuvole, il sole riappare in tutta la sua gloria.

 

 

 

 

 

Ego e ruoli

Estratto da: “Un mondo nuovo” di Eckahrt Tolle – Ed. Oscar Mondadori

——————————–

Un ego che vuole qualcosa da un altro (e quale ego non ne vuole?) interpreterà un ruolo affinchè le sue necessità vengano soddisfatte, sia che si tratti di guadagni materiali, di potere, di superiorità, di essere speciali, o di qualche gratificazione, sia fisica sia psicologica.  Crede di essere quei ruoli. Alcuni sono ruoli dissimulati, altri sono sfacciatamente ovvi, salvo che per le persone che li interpretano.

Alcuni ruoli sono semplicemnte creati per ottenere l’attenzione degli altri. L’ego si rinforza grazie all’attenzione degli altri, che è dopo tutto, una forma di energia psichica.  L’ego non sa che la fonte di ogni energia è dentro di voi e così la cerca fuori. L’ego non cerca l’attenzione senza forma che è la Presenza, ma l’attenzione di una certa forma, come l’essere riconosciuti, apprezzati, ammirati o l’essere in qualche modo notati, aver riconosciuta la propria esistenza.

Una persona timida che ha paura dell’attenzione degli altri non è libera dall’ego, ma ha un ego ambivalente che vuole e teme l’attenzione degli altri. Ha paura che questa prenda la forma della disapprovazione o della critica, qualcosa che, per così dire, diminuisca il senso del sé piuttosto che accrescerlo. La paura che un  timido ha dell’attenzione è più grande della sua necessità di attenzione. La timidezza spesso si accompagna a un concetto di sé negativo, all’idea di essere inadeguati. Qualunque senso del sé concettuale – vedere me stesso come questo o quello – è ego, sia esso positivo (io sono il migliore) o negativo (io non vado bene). Dietro ogni senso del sé concettuale positivo, vi è la paura nascosta di non andare abbastanza bene. Dietro ogni senso del sé concettuale negativo vi è il desiderio nascosto di essere il più grande o il migliore. Dietro il sentimento di sicurezza e la continua necessità di essere superiori che l’ego, vi è la paura inconscia di essere inferiore.  Di contro, il timido, l’ego inadeguato che si sente inferiore, ha un forte e nascosto desiderio di superiorità. Molta gente oscilla fra i sentimenti di superioirtà e quelli di inferiorità, dipendendo dalle situazioni o dalle persone con le quali entra in contatto. Tutto ciò che avete bisogno di osservare e di sapre di voi stessi è questo: ogni volta che vi sentite superiori o inferiori a un altro, quello è l’ego in voi.