Auguri 2025

“Si chiama calma e mi è costata tante tempeste per ottenerla”

Dalai Lama

 

In questo periodo di festività, il mio augurio a voi è di ritrovare la pace e la serenità conquistata dopo ogni tempesta, affinché illuminino ogni giorno donando calma e forza per vivere al meglio qualsiasi evento futuro.

Buone Feste  

 

Chiudere per Aprire – La pratica

 

INCONTRO ESPERIENZIALE

Sabato 27 dicembre
ore 14:30 – 18:00 ca.
Merate (LC) Via Statale 5/s

 

Il 31 dicembre è la soglia tra il vecchio e il nuovo anno.

Così come sentiamo importante accogliere il nuovo anno, altrettanto importante è riconoscere la fine di un anno, di una situazione, emozione o altro, e chiuderli adeguatamente.

Se non c’è una chiusura, non c’è possibilità di apertura

Liberarsi dai tentacoli energetici del passato è fondamentale per guardare avanti. Ma per farlo occorre prima rimetterre a posto le cose dentro di noi. Solo così potremo davvero ritenerle risolte.

Chiudere a livello energetico eventi e situazioni ormai terminate, significa liberarsi del vecchio per far spazio al nuovo.

Questo incontro si rivolge a chi desidera operare in modo efficace “Chiusure” di eventi conclusi che ancora sente pesare emotivamente, per entrare in modo equilibrato in ciò che arriverà.

“Solo chi ha la forza di scrivere la parola fine,
può scrivere la parola inizio”     
Lao Tsu 

Adesioni entro lunedì 22 dicembre 

Per Informazioni e Iscrizioni Contatti 

La saggezza dell’autunno

di Ermanna

Incontro esperienziale 

Allinearsi alle stagioni per tornare al Sé  La saggezza dell’autunno

 

Domenica 23 novembre ore 14:30 – 18:30

 

Ogni stagione porta con sé un’energia diversa, e imparare ad allinearci a essa significa prenderci cura del nostro equilibrio interiore.

L’autunno è la stagione del cambiamento, del raccoglimento, del ritorno all’essenziale. 
La natura ci mostra, con i suoi colori e i suoi ritmi più lenti, che ogni trasformazione inizia dal lasciar andare ciò che non serve più.

Anche noi, come parte della natura, viviamo questo movimento interiore: un bisogno di alleggerirci, di fare spazio, di nutrire la nostra energia in modo più profondo e consapevole.
In questo incontro esploreremo come riportare equilibrio nel corpo e nella mente, osservando ciò che accade dentro e intorno a noi in questa stagione.

In questo seminario dedicato all’autunno, impareremo a riconoscere i segnali che il corpo e la natura ci inviano, per ritrovare vitalità e presenza.
Sarà un momento per fermarsi, respirare e raccogliere nuove risorse interiori, attraverso strumenti semplici da integrare nella vita quotidiana.
Un invito a riscoprire il nostro ritmo naturale, fatto di ascolto, lentezza e consapevolezza.

Iscrizioni entro il 20 novembre

Per informazioni e iscrizioni :  clicca qui

 

Il linguaggio che fa bene alle relazioni

di Ermanna 

Le parole sono la materia viva delle nostre relazioni, non solo quelle di coppia, ma anche quelle sociali, professionali, familiari. Anche nella relazione profonda con noi stessi:  cosa ci diciamo, come ci sosteniamo o ci critichiamo.

Con esse costruiamo ponti, definiamo confini, apriamo o chiudiamo spazi di intimità. Eppure spesso le usiamo in modo automatico, senza renderci conto di quanto possano incidere sulla qualità del nostro rapporto con gli altri — e con noi stessi. Un linguaggio che fa bene alle relazioni è un linguaggio consapevole, empatico e autentico, capace di trasformare anche i momenti di conflitto in occasioni di crescita.

Quali sono le chiavi che ci aiutano a instaurare, proteggere le nostre relazioni? Ecco quelle che io considero le più significative.

L’ASCOLTO è la prima chiave per una relazione sana. È il primo passo per comunicare in modo costruttivo è imparare ad ascoltare davvero. Ascoltare non significa solo attendere il proprio turno per parlare. È il non pensare alle risposte o a controbattere mentre l’altro parla, perchè questo impedisce di ascoltare veramente. È  accogliere ciò che l’altro sta vivendo, senza giudizio né fretta di rispondere. L’ascolto autentico crea uno spazio sicuro, in cui l’altro può sentirsi visto e riconosciuto.
 Un semplice “ti capisco” o un silenzio attento possono essere più potenti di mille consigli. Nelle relazioni significative, l’ascolto è il gesto d’amore più profondo che possiamo offrire.

La seconda chiave è la MANCANZA DI GIUDIZIO.
Molti conflitti nascono sia da ciò che diciamo, sia dal modo in cui lo diciamo. Frasi come “non capisci mai niente” o “sbagli sempre” attivano immediatamente difese e rabbia. Al contrario, usare la prima persona, dire “io” e non “tu” — ad esempio, “mi sento frustrato quando succede questo” e non “tu hai fatto questo!” — sposta il focus dall’accusa alla condivisione del proprio vissuto.
Questo approccio, tipico della comunicazione assertiva, permette di esprimere bisogni ed emozioni senza ferire né sminuire l’altro. Quando comunichiamo con empatia, l’altro non si sente giudicato, ma coinvolto in un dialogo sincero.

La terza chiave è la GENTILEZZA, anche verbale come scelta quotidiana.
Spesso sottovalutiamo il potere delle parole gentili. Dire “grazie”, “apprezzo ciò che hai fatto”, “mi piace il tuo punto di vista” sono gesti semplici, ma capaci di nutrire profondamente la relazione. La gentilezza verbale non è debolezza: è forza consapevole.
In un mondo dove prevalgono fretta e distrazione, scegliere di comunicare con rispetto e calore è un atto rivoluzionario. La gentilezza, infatti, genera reciprocità: ciò che doniamo in parole, ci torna in fiducia e armonia.

La quarta chiave: AUTENTICITÀ e RESPONSABILITÀ EMOTIVA.
Un linguaggio che fa bene alle relazioni è anche autentico. Significa parlare con sincerità, ma senza aggressività; dire “non me la sento”, “ho bisogno di spazio” o “questo per me è importante” invece di tacere o reagire con distacco. L’autenticità nasce dall’ascolto di sé e richiede responsabilità emotiva: esprimere ciò che sentiamo senza scaricare sugli altri il peso delle nostre emozioni.

La quinta chiave: PAROLE CHE CURANO
Usare parole gentili, rispettose e consapevoli non fa bene solo alle relazioni: fa bene a noi stessi. Parlare con calma e rispetto stimola la presenza mentale, riduce lo stress e favorisce un atteggiamento più empatico verso la vita.
Ogni volta che scegliamo una parola costruttiva al posto di una distruttiva, stiamo contribuendo alla nostra crescita personale. Parlare bene è un atto di responsabilità e di amore, un modo per dire all’altro — e a sé stessi — “tu conti per me”.

Perché, in fondo, il linguaggio non è solo un mezzo per comunicare: è un modo per creare realtà.

Quando la vita fa deviazioni migliori del nostro GPS

di Ermanna –

Ci hanno insegnato a essere efficienti, non a perderci. A restare in carreggiata, non a deviare. Eppure, alcuni degli incontri/esperienze più importanti della nostra vita sono nati da un cambio di rotta, da una porta che si è chiusa e ci ha costretti a bussare altrove, oppure, più semplicemente da un contrattempo: quanti scienziati hanno fatto scoperte eccezionali proprio sulla base dell’inaspettato avvenuto durante i loro esperimenti e ricerche?

E proprio lì, nell’interruzione della routine, nella deviazione dal copione, nasce qualcosa di prezioso.

Un’antica arte giapponese, il kintsugi, consiste nel riparare oggetti rotti con oro fuso, trasformando una frattura in un punto di valore.

L’inaspettato nella vita è un po’ così: rompe i piani, ma spesso lo fa per rivelare qualcosa di più autentico, più nostro. Sono esperienze che ci cambiano, proprio perché non erano da noi preventivate.

L’inaspettato ci aiuta a essere presenti. Quando qualcosa rompe la routine, siamo costretti a fermarci, ad ascoltare, a cambiare punto di vista, ad agire in modo nuovo. Questi momenti ci svegliano, come uno schiaffo gentile – ma alle volte anche non gentile – dalla monotonia, dalle aspettative prodotte da abitudini. Ci ricordano che non siamo spettatori passivi della nostra esistenza, ma protagonisti pronti a danzare e fluire con ciò che la vita porta, anche quando non è nei nostri programmi.

L’inaspettato ci insegna la fiducia: nel tempo, nel cambiamento, in noi stessi. Ci ricorda che non tutto può (o deve) essere controllato. Che la vita è, per sua natura, mutevole, sorprendente, indomabile.
L’inaspettato non è annunciato, né cercato. Come il profumo del pane appena sfornato in una via qualunque, o come un tramonto visto per caso in mezzo a una giornata difficile. Sono attimi che non abbiamo costruito, ma che ci vengono donati. Gratuiti, silenziosi, irripetibili. E forse proprio per questo, più veri di tutto il resto.

Abbracciare l’inaspettato richiede coraggio. Significa fare pace con l’idea che non possiamo controllare tutto. Significa aprirsi a nuove possibilità, incontri, emozioni. C’è una bellezza rara nel non sapere cosa succederà domani. Non è debolezza, ma apertura. Non è disordine, ma disponibilità al nuovo.
Quando lasciamo spazio a ciò che non avevamo previsto, lasciamo spazio alla meraviglia, alla magia.

La bellezza dell’inaspettato non è solo in ciò che succede, ma in come scegliamo di viverlo. In un mondo che ci spinge a sapere sempre tutto, l’inaspettato è un invito alla fiducia. È un promemoria che la vita, nonostante tutto, sa ancora sorprenderci.

L’inaspettato è uno strappo nella trama delle nostre certezze. È il punto in cui il tessuto si fa trasparente e ci lascia intravedere un’altra possibilità. Un’altra versione di noi. Un’altra via.

A volte basta poco: un attimo, un sì, una distrazione. E all’improvviso, ci accorgiamo che tutto quello che stavamo cercando… ci stava cercando anche lui.