Riflessioni sui Tarocchi

Incontro interattivo

Sabato 4 marzo 2023 ore 16,00 – 17,30 ca.

“ Esse sono immagini psicologiche, simboli con cui si gioca, come l’inconscio sembra giocare con i suoi contenuti. ”
Jung

 

Il Tarot, nome reale dei Tarocchi di Marsiglia, non è nato come strumento di divinazione, ma come possibiilità di riconoscimento dei nostri meccanismi interiori, attraverso immagini che rappresentano archetipi.

Jung stesso, medico e psichiatra allievo di Freud, si era dedicato allo studio dei Tarocchi, riconoscendo in loro una valenza formativa. Grazie all’osservazione e per mezzo della sincronicità, si attivano gli archetipi interiori come primo passo per una maggiore conoscenza di sé.

La comprensione del Libro Muto del Tarot si basa, in primis, sullo studio dei 22 Arcani Maggiori.

Essi sono costituiti da un insieme di figure, simboli, colori, cartigli e numeri. Ogni Arcano racchiude profondi significati. Guardando queste rappresentazioni archetipali si attivano risonanze e intuizioni. Sono le tappe di un percorso per la conoscenza di sé che si articola lungo immagini in sequenza.

Durante l’incontro interattivo si considereranno alcuni Arcani e, attraverso l’analisi di simboli al loro interno, si potrà accedere a una iniziale comprensione del vero scopo del Tarot.

Adesione entro Mercoledì 1 marzo

 

Per informazioni e iscrizioni: contatti

Ego e ruoli

Estratto da: “Un mondo nuovo” di Eckahrt Tolle – Ed. Oscar Mondadori

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Un ego che vuole qualcosa da un altro (e quale ego non ne vuole?) interpreterà un ruolo affinchè le sue necessità vengano soddisfatte, sia che si tratti di guadagni materiali, di potere, di superiorità, di essere speciali, o di qualche gratificazione, sia fisica sia psicologica.  Crede di essere quei ruoli. Alcuni sono ruoli dissimulati, altri sono sfacciatamente ovvi, salvo che per le persone che li interpretano.

Alcuni ruoli sono semplicemnte creati per ottenere l’attenzione degli altri. L’ego si rinforza grazie all’attenzione degli altri, che è dopo tutto, una forma di energia psichica.  L’ego non sa che la fonte di ogni energia è dentro di voi e così la cerca fuori. L’ego non cerca l’attenzione senza forma che è la Presenza, ma l’attenzione di una certa forma, come l’essere riconosciuti, apprezzati, ammirati o l’essere in qualche modo notati, aver riconosciuta la propria esistenza.

Una persona timida che ha paura dell’attenzione degli altri non è libera dall’ego, ma ha un ego ambivalente che vuole e teme l’attenzione degli altri. Ha paura che questa prenda la forma della disapprovazione o della critica, qualcosa che, per così dire, diminuisca il senso del sé piuttosto che accrescerlo. La paura che un  timido ha dell’attenzione è più grande della sua necessità di attenzione. La timidezza spesso si accompagna a un concetto di sé negativo, all’idea di essere inadeguati. Qualunque senso del sé concettuale – vedere me stesso come questo o quello – è ego, sia esso positivo (io sono il migliore) o negativo (io non vado bene). Dietro ogni senso del sé concettuale positivo, vi è la paura nascosta di non andare abbastanza bene. Dietro ogni senso del sé concettuale negativo vi è il desiderio nascosto di essere il più grande o il migliore. Dietro il sentimento di sicurezza e la continua necessità di essere superiori che l’ego, vi è la paura inconscia di essere inferiore.  Di contro, il timido, l’ego inadeguato che si sente inferiore, ha un forte e nascosto desiderio di superiorità. Molta gente oscilla fra i sentimenti di superioirtà e quelli di inferiorità, dipendendo dalle situazioni o dalle persone con le quali entra in contatto. Tutto ciò che avete bisogno di osservare e di sapre di voi stessi è questo: ogni volta che vi sentite superiori o inferiori a un altro, quello è l’ego in voi.