Il valore dell’Ascolto di sé

Presentazione del percorso 

Ascoltare cosa si muove nel nostro cuore non è sempre facile, e proprio per questo spesso non ci sentiamo al meglio con noi stessi e con gli altri.

Guardare emozioni e pensieri che si alternano rimanendo osservatori esterni, senza giudizio, permette di cogliere i propri punti di forza e le proprie vulnerabilità per elaborarle e poter vivere con maggior serenità.

C’è una nuova possibilità per riprendere il contatto con noi stessi, soprattutto in questo momento di apertura del nuovo anno.

Cinque incontri  in ognuno dei quali riavvicinarci all’ascolto di noi stessi, delle nostre esigenze e dei nostri movimenti interiori, per prenderci cura di noi.

Desio, 11 gennaio h.15:30 – 17:00 ca.
Ingresso gratuito c/o Studio Ginkgo Lab – Via della Conciliazione, 36 – Desio (MB)

Le vie dell’Ascolto

5 modi per un facile ascolto di sè

L’ascolto di sè è una capacità sopita che può essere riattivata, se lo vogliamo.

Nel ritmo frenetico della vita dove il pensare e il fare assorbono tutte le nostre energie, questo si rivela una chiave di accesso verso l’equilibrio e la serenità che conducono  alla realizzazione di sè.

Un percorso esperienziale di cinque incontri per ritrovare il contatto con noi stessi imparando come entrare facilmente in ascolto di se stessi in qualsiasi momento.

 

Conducono Ermanna Magnani e Sara Costantino

 

Adesioni entro sabato 9 novembre

 

Per informazioni e adesioni clicca qui

Saggezza moderna da antichi racconti

Estratto da “I desideri dell’anima” di Clarissa Pinkola Estés – Ed Frassinelli

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Le favole finiscono dopo dieci pagine, la nostra vita no. Noi siamo una collana di parecchi volumi. Nella nostra esistenza, se un episodio è una catastrofe, pure ci aspetta un altro episodio, e poi un altro ancora. Si presentano sempre altre occasioni per rimediare, per forgiare la nostra vita nel modo che ci meritiamo di viverla. Non perdete tempo a rimuginare su un fallimento: è un maestro migliore del successo. Ascoltate, imparate, andate avanti. È quel che facciamo con questo racconto. Ascoltiamo infatti l’antico messaggio: apprendiamo i modelli deterioranti per andare avanti con al forza di chi sa intuire le trappole, le gabbie e le esche prima di finirci sopra, o dentro”. *

Si potrebbe pensare che la lettura e l’ascolto delle fiabe si limitino al trasferimento del loro contenuto a cuori e anime giovani o senza età; ma in realtà si tratta di un processo ben più complesso. L’ascolto e la memorizzazione delle fiabe hanno un effetto più simile a quello dell’accensione in noi di una sorta di “interruttore” elettrico. Una volta attivate, le fiabe evocano dalla psiche un sottotesto più profondo, una sagacia che, per tramite dell’inconscio collettivo, giunse in modo innato prima, durante o subito dopo che la prima delicata brezza soffiasse sul corpicino del neonato ancor umido, appena estratto dal grembo materno – del momento esatto non abbiamo coscienza. Sappiamo soltanto che una tale, profonda conoscenza delle essenze contenute nelle storie, seppur non fatta di materia densa, solida, può essere avvertita in modo palpabile dal cuore, dalla mente e dall’anima di chi le ascolta.

Quando la gente ascolta le storie delle fiabe, ne viene encantada, incantata. Benché questo vocabolo sia oggi fin troppo abusato, il suo senso originario rimane puro: dal latino in-cantare, cantare su o a proposito di… al fine di creare. È correlato alla parola canto. Parla di entrare in un terreno misterioso con intatta finezza d’intuito. L’esatto opposto che entrarvi con la mente bloccata da un’ossessione, per esempio, e quindi non più padrona della propria perspicacia.

Quando la gente ascolta le fiabe, non è tanto che le “ascolti”: sarebbe meglio dire che le sta ricordando; sta ricordando delle idee innate. Quando una persona ascolta le storie delle fiabe, qualcosa le rintocca dentro. Un potente viento dulce, il dolce vento del respiro umano che veicola la storia, rivela la vera densità espressiva ed emotiva, la soulfulness o “pienezza d’anima” sottesa a quella storia. Tra alcuni popoli inuit questa qualità è detta anerca: il potere dell’essenza della poesia, amplificato dal suo essere esternata dal respiro del narratore.

Perché da innumerevoli generazioni non ci stanchiamo di raccontare e ascoltare sempre di nuovo queste storie? Perché esse sono come piccoli generatori che ci ricordano i concetti essenziali della vita dell’anima – quelli che spesso ci dimentichiamo temporaneamente, o con i quali smarriamo il contatto talvolta quasi per tutta la vita.

Una fiaba invita la psiche a sognare su qualcosa che sembra familiare, e che spesso tuttavia affonda le sue origini in un tempo remotissimo. Penetrando nel mondo delle fiabe, gli ascoltatori ne re-visionano i significati, “rileggendo con l’intelligenza del cuore” quelle cruciali guide metaforiche che ci ammaestrano sulla vita dell’anima.

* Clarissa Pinkola Estés “Donne che corrono coi lupi”  ed. Frassinelli

Ora

Estratto da “La saggezza dei tempi” di Wayne W.Dyer – Edizioni BUR

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Dal Rubaiyat
“Il Dito mobile scrive; e avendo scritto prosegue;  né la tua pietà, né la tua intelligenza potranno lusingarlo a tornare indietro per cancellare anche solo mezza riga,
e neppure tutte le tue lacrime potranno dilavarne una sola parola.”
‘Omar Khayyām* (1048?-1122)

Sono passati quasi mille anni dalla nascita di ‘Omar, il costruttore di tende poeta, astronomo più famoso del mondo, nonché brillante narratore di novelle filosofiche. Questa quartina che proviene dal Rubaiyat contiene una lezione di cui il tempo non ha minimamente scalfito l’importanza. Queste parole famose abbracciano una verità sottile che sfugge a molta gente.

Un modo di comprendere la saggezza di questa quartina è immaginare il proprio corpo a bordo di un motoscafo che incrocia sul mare alla velocità di quaranta nodi all’ora. Voi vi trovate a poppa e guardate l’acqua. Quel che vedete in questa scena immaginaria è la scia. Ora, io vi chiedo di fare un po’ di filosofia su queste tre domande.

Domanda n.1: Che cos’è la scia? Potreste concludere che la scia non è altro che la traccia che vi lasciate alle spalle.
Domanda n.2: Che cosa governa lo scafo? (Lo scafo rappresenta voi stessi che “navigate” nella vostra vita) La risposta è “l’energia generata nel momento presente dal motore è ciò che fa andare avanti la barca”. Oppure, nel caso della vostra vita, sono i pensieri del momento presente che spingono il vostro corpo a muoversi in avanti e nient’altro!
Domanda n.3: È possibile che sia la scia a governare la barca? La risposta è ovvia. La traccia che la barca si lascia a poppa non potrà mai spingerla in avanti. È solo una scia e nient’altro. “Il Dito mobile scrive; e avendo scritto, prosegue…”

Una delle maggiori illusioni consiste nel credere che il passato sia responsabile della condizione attuale della nostra esistenza. Spesso ricorriamo a spiegazioni di questo tipo per capire che non riusciamo a uscire dai nostri soliti binari. Insistiamo ad attribuire la responsabilità di ciò a tutti i problemi che abbiamo affrontato nel passato. Prendiamo le ferite che abbiamo sofferto in gioventù, ci leghiamo a esse, e diamo a quelle sfortunate esperienze la responsabilità delle nostre attuali miserie. Queste, insistiamo, sono le ragioni per cui non possiamo progredire, procedere oltre. In altre parole, viviamo nell’illusione che sia la nostra scia a guidare la nostra esistenza.
Pensate a quando siete feriti – ad esempio avete un taglio alla mano. La natura del vostro corpo si ridesta immediatamente e comincia a rimarginare la ferita. Naturalmente, dovete pulire la ferita perché guarisca – e la stessa cosa vale per le ferite emotive. Ma a quel punto la guarigione avviene piuttosto rapidamente perché la vostra natura dice: ”Chiudi tutte quelle ferite e sarai guarito”. Eppure, quando la vostra natura vi ordina: “Chiudi tutte le ferite del tuo passato”, spesso la ignorate e, invece, create una sorta di dipendenza da quelle ferite, vivendo tra i ricordi e alimentate in voi l’illusione che siano le onde di quel passato la fonte della vostra immobilità, della vostra incapacità di andare avanti.
Il dito mobile di cui parla ‘Omar Khayyām è il vostro corpo. Quel che ha scritto è completo e non c’è assolutamente nulla da fare per tornare indietro, per riscriverlo. Nessuna delle vostre lacrime potrà cancellare una sola parola della vostra storia così com’è stata scritta. Tutta l’intelligenza, tutta la preghiera e la pietà del mondo non possono mutare una sola goccia della vostra scia. È la strada che vi siete lasciata alle spalle. Sebbene possiate ricavare un beneficio dalla contemplazione di quell’itinerario, è necessario che arriviate alla consapevolezza che solo i pensieri del vostro presente possono influire sulla vostra vita odierna.
Si dice spesso che le situazioni particolari non fanno un uomo, ma lo rivelano. La tendenza ad accusare il nostro passato per i nostri guai odierni ci tenta. È la strada più semplice, perché ci fornisce un’ottima scusa per evitare di assumerci i rischi collegati al fatto di governare per conto nostro la barca. Ognuno, e sottolineo ognuno, ha nel suo passato situazioni ed esperienze che possono essere utilizzate come scuse per l’inattività. La  scia di tutte le nostre vite è piena di detriti provenienti dalla nostra storia passata. Le insufficienze dei nostri genitori, le dipendenze, le fobie, gli abbandoni, i contrasti con gli altri membri della famiglia, le occasioni perdute, la sfortuna, le condizioni economiche insoddisfacenti, e persino il fatto di essere primogeniti o ultimogeniti, di avere o non avere fratelli tutto ciò ci osserva minaccioso dalla scia che ci siamo appena lasciati alle spalle. Eppure, il dito mobile ha scritto la storia e nulla può riscriverla.
‘Omar Khayyām, anche se è vissuto in un altro luogo, in un altro tempo e ha parlato un’altra lingua, ci ricorda la semplice nozione che il passato è passato e non si può farlo rivivere. Inoltre, è una grossa illusione credere che il passato sia ciò che ci guida o ci impedisce di dare alla nostra esistenza la direzione che vogliamo oggi. Il dito è ancora attaccato al vostro cuore, e oggi può scrivere quel che preferisce, indipendentemente da quel che ha scritto ieri. E allora, svegliatevi, lasciate perdere la scia e ascoltate la saggezza di ‘Omar, il costruttore di tende!
La lezione essenziale di questa quartina è qui riassunta:

  • Vivi oggi. Abbandona il tuo attaccamento al passato e non farne una scusa per le condizioni in cui vivi oggi. Sei il prodotto delle scelte che compi proprio oggi, e nulla nella tua scia può influenzarti, se solo presti attenzione a questa semplice indicazione di buon senso.
  • Elimina il rimpianto dal tuo vocabolario. Se ti sorprendi a utilizzare il tuo passato per cercare di darti una ragione della tua incapacità di agire oggi, di’ a te stesso: ”Sono libero di staccarmi da quello che ero”.
  • Scrollati di dosso le lacrime che sono state il simbolo del tuo attaccamento al passato. La tristezza e l’autocommiserazione non riusciranno a cancellare un solo frammento, per quanto minuscolo del tuo passato. Ricorda alle parti ferite di te stesso che il passato è passato, e che oggi è ora. Impara da quelle esperienze, ringraziale per averti insegnato molte cose e quindi torna al tuo lavoro quotidiano, ora! C’è un passato, ma non è ora. C’è il futuro, ma non è ora. Afferra questa semplice verità che ti arriva da mille anni fa e utilizzala per scrivere la tua vita.

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* ’Omar Khayyām fu uno studioso e astronomo vissuto in Persia. La sua poesia riflette il suo pensiero sulla divinità, sul bene e sul male, sullo spirito, la materia e il destino.